Dipinto dell'esimio Artista Stewart Sherwood (Canadian)
Dipinto dell'esimia Artista Ruth Sanderson
Opera dell'esimio Artista Lise Auger
Opera dell'esimio Artista Stewart Sherwood (Canadian)
E' nato! Alleluia.
E’ nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
E’ nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia
Guido Gozzano
Molti anni fa, talmente tanti che abbiamo ormai dimenticato la data precisa, viveva in un paese del sud del Brasile un bambino di sette anni, di nome José. Aveva perduto i genitori molto presto ed era stato adottato da una zia avara che, malgrado avesse molto denaro, per il nipote non spendeva quasi nulla. José, che non aveva mai conosciuto il significato dell'amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava. Poiché vivevano in un quartiere di gente ricca, la zia obbligò il direttore della scuola ad accettare suo nipote, pagando solo un decimo della retta mensile e minacciando di protestare con il sindaco se non lo avesse fatto. Il direttore non ebbe scelta, ma ogni volta che poteva istruiva gli insegnanti ad umiliare José, sperando che il bambino si comportasse male e loro avessero un pretesto per espellerlo. José, tuttavia, che non aveva mai conosciuto l'amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava. Arrivò la notte di Natale. Tutti gli alunni furono obbligati ad assistere alla messa in una chiesa distante dall'abitato, giacché il parroco locale si trovava in ferie. Strada facendo, i bambini e le bambine parlavano di quello che avrebbero trovato nelle calze l'indomani mattina: vestiti alla moda, giocattoli costosi, dolciumi, skateboard e biciclette. Erano tutti ben vestiti, come sempre accade nei giorni speciali, tranne José che indossava sempre i suoi abiti malandati e i sandali consumati e piccoli per i suoi piedi (la zia glieli aveva comprati quando lui aveva quattro anni, dicendo che ne avrebbe ricevuto un altro paio solo quando avesse compiuto i dieci anni). Alcuni bambini gli domandarono perché fosse tanto miserabile e gli dissero che si vergognavano di avere un amico con degli abiti e delle scarpe così. Poiché José non conosceva l'amore, non si addolorava per quelle domande. Quando entrò in chiesa, tuttavia, udì l'organo suonare, vide le luci tutte accese e la gente vestita con quanto aveva di meglio, le famiglie riunite, i genitori che abbracciavano i figli, e José si sentì la più miserabile delle creature. Dopo la comunione, invece di tornare a casa con il gruppo, si sedette sulla soglia della cappella e cominciò a piangere: anche se non conosceva l'amore, ora capiva che cosa significava ritrovarsi da solo e derelitto, abbandonato da tutti. In quel momento, si accorse che accanto a sé c'era un bambino, scalzo, che sembrava altrettanto miserabile. Poiché non lo aveva visto prima, ne dedusse che doveva aver camminato molto per arrivare fin lì. Pensò: «Devono fargli molto male i piedi, a questo ragazzino. Gli darò uno dei miei sandali, così per lo meno allevierò metà della sua sofferenza». Perché, malgrado non conoscesse l'amore, José conosceva la sofferenza e non desiderava che altri provassero la stessa cosa. Lasciò al bambino uno dei sandali e tornò indietro con l'altro: se lo cambiava continuamente di piede, così da non ferirsi molto con le pietre della strada. Appena arrivò a casa, la zia vide che il nipote aveva perduto uno dei sandali e lo minacciò: se non fosse riuscito a recuperarlo entro il mattino seguente, sarebbe stato castigato severamente. José andò a letto impaurito, poiché conosceva i castighi che la zia gli dava di tanto in tanto. Tremò tutta la notte, a stento riuscì a conciliare il sonno, e quando stava quasi per riuscire ad addormentarsi, udì molte voci nel salotto. La zia irruppe nella sua camera, domandandogli che cosa era accaduto. Ancora intontito, José andò nella sala e vide che il sandalo che aveva lasciato al bambino era lì in mezzo alla stanza, sommerso da giocattoli di ogni tipo, biciclette, skateboard, abiti. I vicini gridavano, dicendo che i loro figli erano stati derubati, che non avevano trovato niente nelle loro calze quando si erano svegliati. Fu in quel momento che il prete della chiesa in cui avevano assistito alla messa comparve ansimante: sulla soglia della cappella era apparsa la statua di un Gesù Bambino vestito d'oro, ma con ai piedi un solo sandalo. Immediatamente, si fece silenzio: la comunità rese lodi a Dio e ai suoi miracoli, la zia scoppiò a piangere e chiese perdono. E il cuore di José fu pervaso dalla Gioia e dal significato dell'Amore.
Paulo Coelho
Opere dell'esimio Artista Marcel Marlier
La Tua nascita Amore insegna
La preghiera s’eleva
T’avvolge nascituro Bambino
gli ulivi implorano
nel mistero della terra.
Sangue innocente sparge
mistici fiori sulla Tua culla.
Sei acqua di pianeti
nel mattino della vita
forgi le spade in vomeri
le lanci in falci.
Tuona la voce del creato
suono d’organo s’espande
nella nuova notte
la Tua nascita è Amore
all’umanità smarrita
© Eleonora Ruffo Giordani
C’era una volta, un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone. Diceva di avere il cuore più bello del mondo, o quantomeno della vallata. Tutti quanti gliel’ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. Erano tutti concordi nell’ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane s’insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso.
All’improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse: "Beh, a dire il vero.. il tuo cuore è molto meno bello del mio."
Quando lo mostrò, aveva puntàti addosso gli occhi di tutti: della folla, e del ragazzo. Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici.
C’erano zone dalle quali erano stati asportàti dei pezzi e rimpiazzàti con altri, ma non combaciavano bene, così il cuore risultava tutto bitorzoluto.
Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi. Così tutti quanti osservavano il vecchio,colmi di perplessità,domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse bello.
Il giovane guardò com’era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere: "Starai scherzando!", disse.
"Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime."
"Vero", ammise il vecchio. "Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai a cambio col mio.
Vedi, ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel’ho dato,e spesso ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore.
Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi, e così ho qualche bitorzolo,
a cui sono affezionato, però: ciascuno mi ricorda l’amore che ho condiviso.
Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto:
questo ti spiega le voragini. Amare è rischioso, certo, ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l’amore che provo anche per queste persone.. e chissà! Forse un giorno ritorneranno, e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. Comprendi, adesso, che cosa sia la VERA bellezza?"Il giovane era rimasto senza parole. Così prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio,e gliel’offrì con le mani che tremavano.
Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato
e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane.Ci entrava, ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo.
Il giovane guardò il suo cuore, che non era più "il cuore più bello del mondo", eppure lo trovava più meraviglioso che mai: perché l’amore del vecchio ora scorreva dentro di lui.
(anonimo)