lunedì 9 gennaio 2012

I Fratelli Grimm


Il 6 maggio del 1812 Jacob Grimm scriveva, anche a nome del fratello Wilhem, la seguente lettera a L. von Arnim:«Se tu puoi persuadere qualche editore a pubblicare i racconti per bambini che noi abbiamo raccolto ti prego di farlo; noi siamo disposti a rinunciare a qualsiasi retribuzione; potremmo chiederla se mai per una eventuale nuova edizione; poco importa che la carta e la stampa siano buone o cattive; nel secondo caso il volume costerà meno e quindi ne sarà più facile la diffusione; non abbiamo che un desiderio, quello di incoraggiare, con questo esempio, delle raccolte dello stesso tipo; ed è per questo che noi proporremmo di aggiungervi una lista di racconti che mancano o che sono incompleti, ma oltre a ciò non vi sarebbero né note né commenti». L'idea di tale raccolta non era nuova all'Arnim, il quale, qualche anno prima, aveva pubblicato insieme a Clemens Brentano il Des Knaben Wunderhorn. I Grimm anzi avevano iniziato la raccolta dei racconti popolari perchè venissero pubblicati nell'antologia dei loro amici. Ma il Des Knaben Wunderhorn venne limitato alla raccolta dei canti popolari,dei Lieder; e come tale esso non solo rappresenta la prima silloge che in proposito sia stata fatta in Germania, ma codifica, potremmo dire, le istanze di quel mito inerente alla poesia popolare, che era stato, sì, inizialmente foggiato dal preromanticismo inglese, ma a cui il romanticismo tedesco darà un nuovo impulso e un nuovo vigore. E' noto infatti che furono le Reliques of Ancient English Poetry, edite dal Percy nel 1765,a porre, decisamente, in Europa, l'attenzione non solo sulle ballate inglesi e scozzesi, ma anche sulla poesia popolare in genere, la quale, fin d'allora, veniva opposta alla poesia classicheggiante del tempo. Ed è noto altresì che quando lo Herder iniziò la raccolta dei Volkslieder, egli voleva dare alla Germania lo stesso libro che all'Inghilterra aveva dato il Percy. Con questa differenza: che nello Herder il concetto di poesia si convertiva in quello di poesia popolare, la quale veniva considerata come un patrimonio nazionale che appartiene però al mondo e ai popoli. Lo Herder tuttavia nonostante gli aiuti di un Lessing, di Bürger e di un Goethe, non riuscì a mettere insieme una raccolta di canti popolari tedeschi che rivelasse l'anima del suo popolo, e con essa il suo passato. E questa fu la ragione per cui la sua antologia adunò dei *Volkslieder  provenienti da nazioni e luoghi diversi. Nel preparare il Des Knaben Wunderhorn, l'Arnim e il Brentano avevano quindi accolto il messaggio dello Herder, piegandolo a una preminente esigenza nazionalistica. Non i Volkslieder del mondo furono l'oggetto della loro ricerca, ma i Volkslieder del loro paese. Nè i due collaboratori, com'essi stessi dichiararono, vollero, con quella raccolta, fare opera di
« sapienti », bensì di « vivificatori ». Il Des Knaben fu dedicato a Goethe, come a colui che aveva intuito il valore dei canti popolari facendone poi la fonte dei suoi *Lieder. E Goethe fu uno dei primi a salutare quel libro con simpatia. 
In questi « Lieder, - egli osservò, - dovrebbero i tedeschi, fuori della nebbia del loro presente, confortarsi per ciò che attinge dalla natura del tempo in cui furono composti, ma che è di tutti i tempi ». Non v'è dubbio d'altro lato che i rimaneggiamenti dell'Arnim e del Brentano volevano avere questo specifico scopo: creare quella che è, o dovrebbe essere, la vera letteratura popolare. Lo Herder aveva già ammonito:
« educa e forma il tuo spirito sullo spirito del popolo ». E i Volkslieder del Des Knaben erano chiamati appunto a fornire il patrimonio poetico-educativo della loro nazione.
Il Des Knaben, insomma, se pur voleva suggerire ed imporre il culto per la poesia popolare, voleva soprattutto costituire un testo di letteratura popolare educativa. E di ciò s'accorse il ministro prussiano Stein, il quale raccomandò ai suoi connazionali « questo libro, unico per la sua importanza » come « atto a suscitare nel *Volk il patriottismo per la liberazione dei francesi ». Nè per altro è senza significato che il Des Knaben, durante l'invasione napoleonica, fu ritenuto un messaggio di protesta, uno strumento di lotta politica, l'insegna del Volk in cui si riconobbe la propria anima nazionale. E' in questa atmosfera tutta impregnata di lotte e di speranze - si pensi, fra l'altro, che già nel 1808 il *Fichte aveva pronunciato a Berlino le sue infiammate Reden an die deutsche Nation, mentre gli stessi Schlegel, convinti cosmopoliti, inneggiavano ormai ai valori ideali della propria nazione -, che Jacob scrive all'Arnim perchè lo aiuti a trovargli un editore disposto a pubblicare i racconti per i fanciulli che egli aveva raccolto insieme al fratello Wilhelm. Chiaro il loro scopo: accompagnare le raccolte dei Lieder tedeschi con quelle dei Marchen per dimostrare che anche i Marchen sono delle pagine di poesia popolare dove rivive l'eco di quel proprio passato, cui la Germania si era rifatta per costruire, o meglio per ricostruire, la sua anima nazionale. Aveva detto Herder: « I canti popolari, le fiabe, le leggende...sono sotto un certo aspetto il risultato di credenze di un popolo, della sua sensibilità, delle sue facoltà, del suo sforzo; si crede perchè non si sa; si sogna perchè non si vede; ci si agita con la propria anima, intera, semplice e non ancora sviluppata. Vi è qui un grande argomento per lo storico dell'umanità, per il poeta, per il critico, per il filosofo. L'antica mitologia germanica nella misura in cui essa vive nella tradizione..., accolta con semplicità e con animo sereno, sarà realmente un tesoro per il poeta e per il difensore del proprio popolo ». E i Grimm, già impegnati nello studio della Naturpoesie del loro popolo, non dimenticano quest'ultimo ammonimento. Non è per puro caso quindi che il primo volume dei loro Kinder-und Hausmarchen sia uscito alla fine del 1812, vale a dire alla vigilia della battaglia di Lipsia, quando anche i Grimm si sentivano umiliati di avere davanti, come dirà Jacob, un nemico orgoglioso e sarcastico. Un anno prima, nel pubblicare il suo libro Altdanische Heldenlieder Balladen und Marchen,
Wilhelm aveva osservato che i « Marchen meritano una maggiore considerazione di quel che per ora abbiano avuto, non soltanto per la loro forma poetica, che ha un fascino particolare e che ha lasciato in ciascuno che li ha intesi nella sua infanzia un prezioso insegnamento insieme a un dolce ricordo, ma anche perchè fanno parte della nostra poesia nazionale ». I Kinder- und Hausmarchen volevano completare pertanto l'opera stessa dell'Arnim e del Brentano dedicata ai Lieder. Ma i Marchen subirono gli stessi rimaneggiamenti che troviamo nel Des Knaben? E quei rimaneggiamenti volevano essere anche essi un testo di letteratura educativa nazionale? Oppure i Grimm, nel raccogliere i Marchen, ebbero un intento scientifico, quell'intento cioè che l'Arnim e il Brentano avevano deliberatamente sacrificato sull'altare della patria? Bisogna anzitutto osservare che dei  Kinder- und Hausmarchen i Grimm curarono ben sette edizioni. Il primo volume, come abbiamo detto, uscì alla fine del 1812. Tre anni dopo, il secondo. Un terzo volume, che è un ampio commento dedicato ai Marchen raccolti, apparve nel 1822 e si deve alle ricerche di Wilhelm. Nel frattempo, cioè nel 1819, era uscita la seconda edizione, cui seguirono la terza nel '37; la quarta nel '40; la quinta nel '43; la sesta nel '50; la settima nel '57. Del terzo volume fu fatta una nuova edizione nel 1856. Ma mentre quest'ultimo rimarrà riservato agli studiosi della novellistica comparata, i primi due volumi non solo furono continuamente ristampati e tradotti in tutte le lingue europee, ma diventarono, essi che sono il libro della giovinezza dei Grimm, il libro della giovinezza europea. Il che però non si deve affatto a un deliberato proposito dei Grimm. E' vero inoltre che i Grimm dedicarono il loro libro a Elisabeth von Arnim per il suo piccolo Hans. I Grimm, pur riconoscendo che la loro opera poteva anche essere utile per l'educazione infantile, si erano proposti tuttavia il compito di compilare un'opera scientifica, che fosse l'eco e il potenziamento del patrimonio educativo-nazionale del loro paese, e nello stesso tempo uno strumento di lavoro che potesse giovare ai folkloristi.

*Volkslieder significa canti popolari
*Lieder significa canzoni
 *Volk significa popolo
*Fichte è un filosofo
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 2^ parte

Di contro all’Arnim e al Bretano, i Grimm dichiarano infatti di aver pubblicato, nella prima edizione dei Kinder- under Hausmarchen, i loro testi con la « massima fedeltà ». Nella prima edizione, o più esattamente nel primo volume della prima edizione, i Grimm avevano seguito del resto questa regola: riportare quei testi così come li avevano raccolti. Anche fin d’allora essi erano convinti che la forma dei Marchen è una « cosa fragile ed estremamente variabile », mentre il 
« contenuto ne è intangibile ». Quando avevano però riscontrato che un Marchen ha delle varianti, avevano preferito riportarle l'una accanto all'altra.
Dal 1812 al 1858 il numero dei loro Marchen da 86 si eleva però a 200 o meglio a 201 perché al 
n. 151 i Grimm aggiunsero nella settima edizione un 151 bis, mentre il numero dei Kinderlegenden da 9 sale a 10. Ed è allora che in essi si va facendo avanti un’altra teoria inerente alla fedeltà dei testi. Si afferma che dal 1819 – ma sarebbe forse più esatto dire dal 1815 – i Grimm perdettero quello scrupolo scientifico che li aveva guidati nella compilazione del primo volume. Ma la verità è diversa. Ed è che in essi quello scrupolo si trasformò nell’impegno di ricostruire fedelmente i testi raccolti. Convinti che la forma dei Marchen cambia col cambiare dei novellatori, assumendo di volta in volta uno stile diverso, i Grimm vennero a questa conclusione: che era necessario, ove si voglia avere il Marchen genuino, restituirgli la sua forma primitiva, combinando insieme le diverse varianti e integrando l’una con l’altra.
In un programma-premessa dei Kinder- und-Hausmarchen essi precisano: 
« Abbiamo dato la sostanza delle fiabe così come l’abbiamo ricevuta. Si comprenderà, d’altro lato, che la maniera di narrare i particolari è dovuta a noi; ma ci siamo sforzati di riportare qualsiasi cosa che abbiamo ritenuta caratteristica, in modo che noi possiamo dare questa collezione sotto il suo aspetto vero e naturale. Colui, del resto, che si interessa a un’opera di questo genere sa che non ci si può occupare di codeste cose con un metodo da collezionista indifferente o senza senno, ma al contrario si richiede una grande attenzione nel distinguere la lezione del racconto più semplice, la pura e la più completa della lezione falsificata. Ovunque noi abbiamo trovato che le varianti di un racconto si completano l’una con l’altra le abbiamo date come una sola storia… » Per i Grimm questa, era la vera fedeltà con la quale bisognava dare i testi raccolti. Scriveva loro l’Arnim: « Né tu né Wihelm mi farete credere che i racconti sono stati da voi pubblicati così come li avete intesi ». Ma né Jacob né Wilhelm erano in grado di comprendere quest’osservazione. Essi ammettevano di aver fatto nei racconti da loro raccolti delle modificazioni o delle aggiunte. Ma avevano rispettato, essi dicevano, il loro significato e la loro verità interiore. Ecco la fedeltà a cui ormai si appellavano e a cui credevano.
Questa rielaborazione pare che sia dovuta soprattutto a Wilhelm, sempre col consenso di Jacob. Ma essa si ferma soltanto nel combinare insieme delle varianti? Uno studioso francese, Ernest Tonnelat, ha già messo in confronto molte redazioni dei Marchen quali esse ci appaiono nelle diverse edizioni. E basta questo confronto a farci vedere come quasi ciascun Marchen fu sottoposto da Wilhelm a una continua revisione e a un incessante lavorio di lima. I maggiori cambiamenti e i più radicali ritocchi si trovano nella seconda e nella terza edizione. Wilhelm si preoccupa di legare, con finezza di gusto, i vari episodi di ciascun Marchen. Ma che cos’è per lui un Marchen se non una fiaba? E che cosa è per lui la stessa fiaba, almeno nelle sue origini, se non un racconto condotto su un tono di primitività e di ingenua purezza? Wilhelm chiede anzitutto al linguaggio popolare, al dialetto, questa primitività e questa purezza. Le stesse frasi cui egli ricorre per far parlare i protagonisti delle fiabe sono prese in gran parte dalla letteratura popolare. E dalla letteratura popolare egli accolse inoltre sentenze, proverbi, modi di dire, onomatopee. Nelle sue mani esperte di artista i Marchen assumono allora uno stile vivo, drammatico, pieno di colore. Le scene più inverosimili e i fatti più soprannaturali assumono carattere di verità. Viene eliminato, a mano a mano, lo stesso stile indiretto che troviamo spesso nella prima edizione, mentre ciascun Marchen si articola sempre più in una serie di dialoghi che lo spezzano, lo drammatizzano, lo rendono vivo e direi parlato. Ma c’è di più, ove si pensi che il Marchen dei Grimm assume spesso il ritmo di un Lied. Con il Lied, cui gli stessi Grimm avevano rivendicato un nativo carattere di *elementarietà, il Marchen dei Grimm ha infatti in comune la simmetria, le antitesi, le ripetizioni, l’abbandono.
E il Marchen sembra cantato più che recitato.



* elementarietà = facilità, a volte con il valore negativo di limitatezza, rozzezza.

( continua )